Protesi ginocchio mini invasiva: nasce la nuova Unità Humanitas

Nel nostro focus, abbiamo voluto scoprire di più sulla protesi ginocchio mini invasiva.

Ci siamo documentati molto in merito ma abbiamo voluto anche creare un contatto professionale per toglierci qualche dubbio e l’abbiamo trovato. Si tratta di un esperto in chirurgia mini invasiva, il dott. Michele Massaro,  specialista in protesi anca e ginocchio mini invasiva, nella sezione Ortopedia e Traumatologia del Gruppo Humanitas di Milano e Bergamo.

Nasce in Puglia (Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, per essere precisi), classe 1978, giovane e determinato. Un’eccellenza pugliese a tutti gli effetti che ha saputo bruciare le tappe.

Dal 1° gennaio 2020 sarà il Responsabile della nuova Unità Funzionale di Chirurgia Protesica mini invasiva all’Humanitas Castelli di Bergamo.

Questa Unità si occuperà del trattamento della coxartrosi (artrosi dell’anca) e gonartrosi (artrosi del ginocchio), di patologie degenerative e post-traumatiche che richiedono un approccio chirurgico e medico-riabilitativo. Contribuirà anche alle attività di ricerca delle società scientifiche nazionali ed internazionali mantenendosi attiva nel campo della Medicina Rigenerativa tissutale attraverso cui applicare le metodiche biotecnologiche più avanzate come i fattori di crescita piastrinici che favoriscono i processi di guarigione dei tessuti.

Abbiamo cercato e trovato il dott. Massaro per un colloquio telefonico.

Quel ‘paio di domande’ che era nostra intenzione fare si è trasformato in qualcosa di più. Gli abbiamo ‘rubato’ almeno un’ora di tempo approfittando della sua disponibilità.

Ecco tutto ciò che abbiamo appreso da questo chirurgo esperto in mini invasiva.

Perché la protesi ginocchio mini invasiva conviene

Abbiamo voluto dedicare un articolo alla protesi ginocchio mini invasiva considerando il grande successo ottenuto negli ultimi anni da questa chirurgia protesica avanzata di ricostruzione articolare del ginocchio. Attualmente, rappresenta l’unica soluzione efficace e a lungo termine all’artrosi invalidante, quando la terapia conservativa non funziona più.

Per un chirurgo di alto livello, la preparazione, specializzazione, studio ed aggiornamento costante sono fondamentali. Per il super specialista, il valore aggiunto è l’approccio umano con il paziente: è utile anche per stabilire un rapporto di reciproca fiducia e di collaborazione. E’ importante informare correttamente il paziente, fargli capire che la chirurgia mini invasiva è dalla sua parte.

I vantaggi nell’impiantare una protesi anca o ginocchio mini invasiva sono molti rispetto alla ‘vecchia’ chirurgia:

si riducono l’incisione, il trauma (dolore e gonfiore), la perdita di sangue durante e dopo l’intervento, i rischi post-operatori (lussazione, infezioni), i tempi di intervento e recupero, gli attriti fra le componenti protesiche;

aumenta la durata della protesi mini invasiva (20-25 anni, talvolta anche 30) se ci si affida ad uno specialista esperto nel campo, preciso, preparato.

La protesi mini invasiva che risparmia le parti sane

La protesi mini invasiva è tecnologicamente avanzata, più piccola e resistente, progettata con cura, realizzata con materiali evoluti e biocompatibili come il titanio. Viene innestata tra tibia e femore per sostituire cartilagine ed osso compromessi dall’artrosi del ginocchio che vengono precedentemente rimossi.

Questa protesi ripristina la funzionalità dell’articolazione danneggiata e lo fa rendendo il movimento dell’arto più fedele alla biomeccanica dell’organismo, più naturale.

La tecnica chirurgica mini invasiva ha la grande virtù di ‘salvare’ muscoli, porzioni ossee e cartilagine: vengono divaricati, non sezionati come succede durante l’intervento tradizionale.

Quando viene impiantata una protesi ginocchio mini invasiva, si ‘salvano’ le parti sane (inclusi i tessuti molli, i legamenti anteriore e posteriore).

Che differenza c’è tra protesi ginocchio totale e parziale?

La differenza tra protesi ginocchio totale e parziale è stata resa possibile grazie alla chirurgia mini invasiva. Sarebbe impossibile anche pensare ad una differenza del genere nel campo della chirurgia tradizionale.

Il chirurgo esperto di tecnica mini invasiva ricorre all’impianto di una protesi ginocchio totale quando tutti e tre i comparti che costituiscono il ginocchio (femoro-tibiale mediale, laterale e femoro-rotuleo) sono danneggiati dall’artrosi. La protesi totale servirà a ripristinare la funzionalità articolare eliminando il dolore e correggendo eventuali deformità della gamba. Il muscolo quadricipite non viene sezionato. L’incisione viene effettuata in sede pararotulea mediale o divaricando con cura le fibre del vasto mediale. Canale midollare, femore e tibia non vengono né violati né aperti. Se i legamenti crociati (anteriore e posteriore) sono sani vengono risparmiati, fortunatamente. I legamenti crociati sono fondamentali per il movimento articolare, la cinematica e la propriocezione.

Se, invece, è necessario sostituire soltanto uno dei tre comparti del ginocchio, la chirurgia mini invasiva consente di impiantare una protesi monocompartimentale (detta anche parziale). In questo caso, l’intervento risulterà ancora meno invasivo e più rapido.

I vantaggi della protesi ginocchio monocompartimentale consistono in un basso rischio di infezione, trauma e incisione più ridotti, una mobilità maggiore. La funzionalità cinematica del ginocchio viene avvertita come più naturale dal paziente. Può essere convertita facilmente (da chirurghi esperti) in protesi totale sostituendo l’inserto in polietilene consumato.

Se i compartimenti compromessi dall’artrosi sono due, il chirurgo potrà impiantare due protesi monocompartimentali (o protesi bi-monocompartimentale).

Protesi ginocchio mini invasiva: diamo i numeri

L’esito dell’intervento di chirurgia mini invasiva è di sicuro successo nel 95% dei casi.

In Italia, vengono impiantate almeno 70 mila protesi totali del ginocchio ogni anno.

L’artrosi del ginocchio, nel nostro Paese, interessa pazienti con età compresa tra i 45 ed i 90 anni (principalmente 70-79enni).

Secondo la casistica del dottor Massaro, la percentuale di impianti di protesi monocompartimentale è del 70% contro il 30% delle protesi totali impiantate.

Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Bristol riporta che l’80% delle protesi primarie ginocchio durano effettivamente fino a 25 anni. Negli Stati Uniti, si stima che nel 2030 il numero di revisione del ginocchio sarà maggiore del 600% rispetto al 2005.

La durata della protesi dipende da tanti fattori: materiali utilizzati, precisione con cui viene disegnata e personalizzata, abilità con cui viene posizionata durante l’operazione, ma anche buona densità dell’osso, il rispetto di certe regole da seguire dopo l’intervento (attività fisiche a basso impatto, dimagrimento in caso di sovrappeso).

Con la protesi ginocchio mini invasiva non si corre il rischio di rigetto perché i materiali utilizzati sono inerti.

Il ‘percorso rapido’ che dimezza i tempi

Grazie al protocollo Fast Track (tradotto dall’inglese in ‘percorso rapido’) i tempi vengono dimezzati rispetto al percorso tradizionale: 3-5 giorni di degenza in ospedale, 7-10 giorni di riabilitazione, 2-4 settimane di recupero.

La ripresa funzionale è precoce: il paziente si alzerà poche ore dopo l’intervento (al massimo il giorno dopo), potrà camminare assistito durante la deambulazione. L’obiettivo è ridurre il dolore, riattivare la muscolatura e prevenire complicanze respiratorie e cardiocircolatorie.

La guarigione completa avviene in un periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi.

Il protocollo Fast Track permette anche di ridurre la somministrazione di oppiacei.

Grazie, dott. Michele Massaro.

admin

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