Antonio Stano mori solo tra la paura, la disperazione ed il terrore di uscire dalla sua casa per curarsi da un infezione. Questo il reato commesso dagli undici ragazzi del branco che avevano trovato il loro “perché” nel godere delle torture inflitte alla vittima. Antonio soffriva di un disagio psichico e per i ragazzi tra cui due maggiorenni, passare il loro tempo a schernire verbalmente e fisicamente l’uomo sembrava essere diventato un passatempo, questi i filmati trovati su Whatsapp, video che ritraevano le azioni terribili a danno dello Stano. Insulti, sputi pugni e schiaffi. Tutto qui…e per tutto questo gli imputati essendo la maggior parte minorenni, sono stati reclutati per essere “messi alla prova”. La durata sarà di circa tre anni, tre anni per capire e cambiare, pentirsi delle aggressioni inferte allo Stano, deceduto dopo pochi giorni nell’ospedale di Manduria in seguito alle torture. Questo il parere della Procura. I ragazzi alla presenza del Giudice Bina Santella sono stati soggetti a
rito abbreviato. A loro disposizione quindi psicologi e assistenti sociali per essere guidati e recuperati con un percorso mirato alla loro “redenzione” Lezioni di legalità, ed educazione sociale per debellare quel germe infetto di crudeltà che si è scagliato verso una categoria che dovrebbe godere di tutela e privilegi mirati. Altre accuse a carico dei ragazzi: violazione di domicilio, furto, lesioni e decesso in seguito alle torture. Armando Pasanisi, Antonio Liagi, Daniele Capogrosso, Franz Pesare, Davide Parlatano, Nicola Marsiglia, Lorenzo Bullo, Antonio Carbone, e Cosimo Micera,questo il Collegio degli Avvocati che ha
contestato la perizia del Medico Legale Liliana Innamorato
consulente della Procura, che senza nessun dubbio ha verificato un nesso tra il decesso dello Stano e le percosse ripetute del tempo, fatto che invece i legali degli imputati attribuiscono ad un trattamento non idoneo al interno dell’ospedale.