Mangiare il riso riscaldato può essere rischioso per la propria salute se non si prestano alcune attenzioni dopo averlo cucinato. Il problema non è il riscaldamento del riso in sé, quanto il modo in cui viene conservato dopo essere stato cotto.
Dopo averlo cucinato, infatti, non dovrebbe rimanere a riposare per più di un’ora fuori dal frigorifero. Il riso crudo può contenere le spore di Bacillus cereus, un batterio che potrebbe provocare intossicazione alimentare. Più a lungo il riso viene lasciato a temperatura ambiente, maggiori sono le probabilità che questi microrganismi si moltiplichino. Alla fine questi batteri finiscono col rilasciare delle tossine e il riso diventa pericoloso procurando, a chi lo consuma, attacchi di vomito o diarrea.
Per non andare incontro ad alcun rischio di intossicazione alimentare mangiando il riso riscaldato, ci sono due possibilità.
Anzitutto bisognerebbe cuocere la quantità di riso necessaria pesando il cereale e servendolo subito dopo la cottura. Se, però, si finisce col cuocere più riso di quanto se ne mangia ecco che occorre conservare correttamente quello rimasto. Per questo occorre subito metterlo in frigo appena si raffredda senza lasciare passare più di sessanta minuti dalla sua cottura. Un altro consiglio è di consumare comunque il riso rimasto entro il giorno successivo da quando è stato cotto. Attenzione a riscaldarlo per bene e soprattutto mai più di una volta.
La seconda cottura può eliminare i batteri solo se è omogenea e raggiunge alte temperature. Attenzione, quindi, a non limitarsi a riscaldare solo leggermente il riso e lasciarlo tiepido. Purtroppo i forni a microonde spesso non scaldano gli alimenti in maniera uniforme. Il consiglio è di mescolare il riso più volte durante la seconda cottura.
L’attenzione al riso che mangiamo va prestata anche quando siamo al ristorante. Ordiniamo risotti solo quando si ha la certezza sulle modalità di cottura. In molte cucine è abitudine preparare in precedenza abbondanti quantità di riso e poi condirle al momento dell’ordinazione.
E’ importante che chi maneggia il riso rispetti con scrupolo la catena del freddo. Il Bacillus Cereus è un microrganismo le cui spore producono una tossina responsabile di gastroenteriti, coliche, nausea, vomito. Il bacillo è molto diffuso ovunque ma trova un substrato particolarmente favorevole alla sua moltiplicazione nei cereali cotti e lasciati raffreddare a temperatura ambiente, soprattutto nel riso. La “sindrome del riso fritto” è legata alla preparazione della cucina etnica quando il riso lessato e lasciato fuori dal frigo in attesa di essere utilizzato per formare il sushi o di essere saltato nel wok.
Anzitutto è bene sapere che la nausea e il vomito insorgono da una a sei ore dopo l’ingestione del riso contaminato. Questi sintomi possono durare comunque fino a 24 ore. Solo in alcune occasione, inoltre, questa forma di gastroenterite emetica è accompagnata da diarrea. Tra i sintomi dell’intossicazione da riso riscaldato ci sono anche le coliche addominali e la diarrea. Questi altri sintomi insorgono da 8 a 24 ore dall’assunzione dell’alimento responsabile e possono durare fino a 24 ore. La nausea, in genere, può accompagnare la diarrea, ma il vomito, invece, è generalmente assente.
Da sempre si pensa che il riso in bianco sia la soluzione per far stare bene chiunque. Ormai addirittura chi si vuole mettere a dieta prova sempre ad iniziare proprio dal riso in bianco per dimagrire e lo mette davanti a qualsiasi altro pasto. Fate però molta attenzione. Infatti ogni 100 grammi di prodotto il riso in bianco fornisce ben 130 kcal e non stiamo considerando l’indice glicemico. Infatti, a seconda del metodo di cottura che utilizziamo, può arrivare addirittura a 132. Bisogna dunque non correre rischi e farsi sempre seguire da un buon nutrizionista se si vuole iniziare un regime alimentare personalizzato.
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