I taglieri di legno, certamente belli alla vista, hanno un problema, non sono consigliati in termini di igiene. Eppure sono sempre di più i locali che li usano, spesso per arricchire il servizio.
Il Dottor Andrea F. Widmer, ricercatore dell’Ospedale Universitario di Basilea in Svizzera, per 16 mesi ne ha raccolti e analizzati oltre 200, presi dalla struttura in cui lavora e da case private. I taglieri erano stati utilizzati per preparare pollame, maiale, manzo, agnello o pesce. Dalla sua analisi è emerso che il 6,5% dei taglieri ospedalieri e il 3,5% di quelli domestici sono stati contaminati da batteri molto pericolosi. Escherichia coli, principale responsabile delle infezioni urinarie, salmonella e klebsiella, causa di malattie all’intestino, sono gli agenti patogeni individuati.
Rispetto alla plastica, il legno è un materiale poroso, che trattiene al suo interno l’acqua con cui viene lavato. Anche il bambù, da molti considerato una scelta migliore in quanto ha proprietà antibatteriche naturali, non è immune da pericoli. Il rischio in tutti i taglieri è la proliferazione di germi e batteri, che si moltiplicano e vengono poi a contatto con il cibo che vi posiamo sopra. Inoltre, coltelli e forchette intaccano la superficie, se non trattata, creando piccole fessure dove si annida lo sporco, che ne rendono ancora più difficile la pulizia.
Non è necessario gettare il tagliere di legno, ma basta seguire alcuni accorgimenti per utilizzarlo senza problemi. La dottoressa Assunta Susanna Bramante, Consulente della Nutrizione, Agronomo PhD in Produzioni Animali, Sanità e Igiene degli Alimenti nei Paesi a Clima Mediterraneo, ci ha spiegato quali: “innanzitutto non metterli in lavastoviglie. Con il lavaggio automatico il sapone può finire nelle fessure. L’ideale è lavarli a mano con acqua bollente e poco detersivo, risciacquando e asciugando con un panno pulito“. In alternativa si può disinfettare con l’acqua ossigenata a 10 volumi, facilmente reperibile al supermercato o in farmacia.
Per evitare poi che la tavola assorba l’umidità del cibo è bene trattarne la superficie proteggendola con un olio. Mentre in molti consigliano l’olio d’oliva, c’è chi dissente, sostenendo che con il tempo irrancidisca il legno. Per far fronte a questo problema si può usare l’olio di cocco, più resistente, o la cera d’api. Oppure se si usano oli minerali devono essere sicuri, perché parliamo di sostanze che entrano in contatto con gli alimenti.
Un altro consiglio è quello di cambiare spesso i taglieri, evitare di tenerli anni e anni. E un’ulteriore accortezza è quella di utilizzare un tagliere diverso per ogni alimento, soprattutto quando si prepara la carne. In questo caso è buona norma non usare la stessa tavola per tagliare e preparare carni cotte e crude. Non solo nel caso del legno, ma con qualunque superficie o recipiente bisogna evitare il contatto. Questo perché la carne cruda può essere contaminata in superficie da batteri e parassiti, che con la cottura vengono completamente distrutti. La carne viene così sterilizzata e può anche essere consumata sul tagliere. Anche se all’interno è al sangue, in quanto la carica batterica della carne è solo all’esterno, mentre dentro è microbiologicamente pura. Appoggiandola però su una tavola dove prima c’era della carne cruda, i batteri depositati sulla superficie vanno a contaminare la carne cotta.
E se proprio non volete rinunciare a un tocco country nella presentazione dei piatti, invece del tagliere in legno potete optare per una più pratica tavoletta in ardesia. In questo modo potrete unire l’originalità dello stile alla praticità del servizio.
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