La spesa settimanale è una responsabilità che tocca prima o poi a tutti. Purtroppo, a causa della crisi delle materie prime e il caro-energia, stiamo avendo ripercussioni dirette sul settore alimentare. A causa dell’inflazione i prezzi dei prodotti alimentari aumentano tragicamente.
La crisi delle materie prime sta avendo ripercussioni sui prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari che troviamo nei banchi di mercato, supermercati e negozi alimentari. Aumenta il prezzo di tutto: dalla frutta alla pasta e altri derivati dei cereali. Per tutto il 2022 si attende una continua crescita al di sopra delle medie.
In base alle denunce delle organizzazioni di settore, sappiamo che frutta e verdura sono, in genere, quegli alimenti propensi ad un aumento di costo più pesante. Ma oggi giorno non sono i soli.
Tra gli alimenti il cui costo è in aumento troviamo i seguenti:
E molti altri.
Le tensioni nel settore delle materie prime, a partire dalle farine, hanno determinato poi incrementi del +10% nel prezzo del pane nelle principali città italiane e sino al 30% sulla pasta, mentre rincari medi del +5% si registrano per latte e carne. Secondo il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele, uno dei responsabili dell’aumento del prezzo degli alimenti è il drastico cambiamento climatico. Infatti, la prolungata siccità ha devastato le produzioni ortofrutticole e continua a far sentire oggi i suoi effetti. Il meteo anomalo incide non solo sui prezzi dei derivati dei cereali come pasta, pane e farine, ma anche sul prezzo delle carni. Se i cereali destinati all’allevamento sono meno disponibili lo saranno anche le carni. Non dobbiamo dimenticare che la guerra in Ucraina è anche uno dei motivi principali dell’attuale salita dei prezzi. Con la guerra ha contribuito anche la ripresa della domanda post-Covid.
Le tensioni nel settore delle materie prime, a partire dalle farine, hanno determinato incrementi del +10% nel prezzo del pane e sino al 30% sulla pasta. I rincari medi del +5% si registrano per latte e carne. I vini sono a rischio rincari a causa dei maggiori costi di imbottigliamento. Per quanto riguarda il caffè, il costo della tazzina al bar potrebbe raggiungere il vertiginoso costo di 1,50 euro.
Di fronte al prezzo complessivo della spesa che diventa sempre più pesante, i consumatori sono costretti a variare i consumi. Preferiscono acquistare i più beni di prima necessità su cui la grande distribuzione ha comunque margini risicati.
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