Un libretto postale che valga oggi 300.000 euro è una rarità assoluta. Se hai incrociato notizie del genere, probabilmente hai letto di casi, più o meno recenti, emersi dalle cronache locali di ritrovamenti di vecchi libretti postali da parte di pensionati o loro eredi.
Il libretto postale, infatti, era il metodo di risparmio e di investimento più diffuso in Italia nella prima metà del XX secolo e per un lungo periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. All’epoca le poste erano di Stato, gli investimenti garantivano interessi molto importanti e tenere per tanto tempo un libretto poteva voler dire diventare ricchi. Poi le cose sono cambiate: ti spieghiamo come.
Libretto postale da 300.000 Euro: cosa è cambiato?
Col passare del tempo e soprattutto col processo di privatizzazione di Poste Italiane, gli interessi legati ai libretti postali sono scesi sempre di più, fino a diventare del tutto residuali, nell’ambito del così detto “zerovirgola”. Lo strumento è diventato in pratica un libretto di deposito, e gli interessi pur minimi restano tassati.
Le persone hanno così man mano iniziato a spostare i propri risparmi dai libretti, anche se non mancano persone particolarmente affezionate, o per le quale il libretto è strumento ideale per depositare la pensione. Avere un libretto con cifre enormi ferme da molto tempo oggi appare impossibile anche perché l’attuale legislazione offre a Poste Italiane la facoltà di versare i suoi investimenti dormienti in un fondo gestito da Consap.
Un libretto dormiente è un libretto le cui cifre non vengono movimentate da più di 10 anni. Va da sé che se in famiglia esiste un libretto postale risalente agli anni’60 e ’70 del XX secolo, e nutrite la speranza che valga una fortuna, occorre prima assicurarsi che l’investimento sia ancora in piedi.
Per farlo serve innanzitutto monitorare il sito di Poste Italiane che pubblica, prima della successiva scadenza, i numeri di tutti i libretti considerati dormienti. La prossima scadenza è il 20 Ottobre, quindi non resta più molto tempo. Per mantenere in vita il proprio libretto, occorre movimentare la cifra in un senso o in un altro.
Quello che spesso non dicono gli articoli delle cronache locali che parlano di un libretto postale da 300.000 euro, è che per ottenere queste somme i titolari sono ormai sistematicamente sottoposti a lunghe battaglie legali per vedersi riconosciuti i diritti alla firma – mutati nel corso del tempo – o l’accesso al proprio denaro posizionato presso il fondo Consap di cui abbiamo detto.
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