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Quando è nato il cappello e come è cambiato nel corso del tempo

Uno degli accessori più antichi indossati dagli esseri umani è il cappello, una moda praticamente immortale. Si tratta di un oggetto che ha attraversato tutte le epoche storiche, e che nel corso del tempo ha subito dei cambiamenti tali da permettergli di adattarsi alle esigenze di chiunque. Una tendenza contemporanea, infatti, riguarda proprio il cappello in quanto indumento, amato a prescindere dall’età e dal genere d’appartenenza. Anche nell’alta moda questo accessorio prende parte alle principali sfilate e in qualunque evento legato all’ambito.

Ovviamente, rispetto al periodo in cui è stato creato, il cappello si è evoluto in forme e caratteristiche che danno modo a chi lo indossa di dare un tocco di personalità in più al proprio aspetto (questo modello di cappellino personalizzabile presente nel catalogo di Fullgadgets.com ne è un esempio), ma fin dalla sua nascita questo accessorio ha saputo conquistare sia gli uomini che le donne. A tal proposito, è opportuno esplorare la storia del cappello e i cambiamenti che ha subito nel corso del tempo, analizzando i modelli ancora in voga.

La storia del cappello come accessorio

La storia del cappello è davvero antica, e la sua nascita risale al mondo greco e la Mesopotamia. Tuttavia, i primi simboli dell’indumento in questione si trovano nell’antico Egitto, dove i cappelli venivano realizzati intrecciando le fibre vegetali oppure con la pelle animale, e ricoprivano un ruolo prettamente funzionale, e non estetico. La loro finalità consisteva nel proteggere la testa delle persone dagli agenti atmosferici, poiché il lavoro nei campi non si poteva fermare nemmeno in caso di forti temporali, nevicate e altro ancora.

In seguito, nel Medioevo, il cappello assume i primi connotati estetici, e sin da quel periodo storico diventa indicatore dello status sociale (cappelli a punta per i nobili). Nel Rinascimento, invece, questo indumento veniva realizzato con delle preziose decorazioni, rappresentando un oggetto molto sofisticato. Proprio nel Rinascimento si diffondono modelli di velluto, il berretto alla francese, e così via.

Dal 1900 al presente

I cappelli, nel 1900, hanno cominciato a “subire” le influenze sociali e, come è possibile osservare dai cambiamenti, sono stati differenziati in base ai modelli. Ad esempio, a cavallo tra un secolo e l’altro, più precisamente nell’epoca vittoriana, si sono diffusi il bonnet e il canotier. Negli Stati Uniti degli anni ‘20, grazie all’importazione della musica jazz in tutto il Paese, ha riscosso grande successo il cappello a cloche, ancora oggi molto utilizzato. Negli anni ‘60 sono diventati di moda i cappelli a tesa larga e, a causa delle influenze cinematografiche, poco tempo dopo sono entrati in tendenza i noti berretti da baseball, così come il cappello da cowboy.

I cappelli più in voga nel panorama moderno: i modelli immortali

Per comprendere al meglio quali modelli sono da ritenere immortali, è bene dare uno sguardo a quali cappelli, tra i più antichi, risultano essere ancora incredibilmente diffusi. Tra questi, resistono alla prova del tempo il cappello da pescatore e quello da cowboy. Il primo nasce negli anni ‘20 in quanto valida alternativa dei modelli flosci, e presenta una forma a scodella praticamente unica nel suo genere. Il cappello da cowboy resta, invece, una vera e propria icona, nonché un manifesto della personalità individuale.

Il cappello a cloche, citato poc’anzi, essendo stato indossato da star del cinema come Mary Pickford, ha assunto connotati ideologici: per le donne è espressione di libertà, e non appesantisce in alcun modo i movimenti del corpo. Per quanto riguarda le mode delle nuove generazioni, balza all’occhio la diffusione dei cappelli con visiera, personalizzati dai vari brand prendendo come base il modello da baseball. Inoltre, in inverno è impossibile non notare l’enorme quantità di cappelli di lana, molti dei quali sono a tinta unita e con un logo nel mezzo.

 

Albina Wolf

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